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Dove
iniziano i Pirenei? Tutti concordano nella risposta: a Hendaye, cittadina
francese affacciata sull’Atlantico e dirimpettaia della spagnola Irun, da cui
la separa solo un piccolo golfo, tanto che per gli abitanti della penisola
iberica i Pirineos hanno origine – ovviamente – dalla seconda. La
nostra traversata cicloescursionistica della catena pirenaica dall’Atlantico
al Mediterraneo è partita da entrambe, a causa di un fastidioso contrattempo,
rivelatosi poi essere solo il primo di una serie di tragicomici imprevisti. E’
primavera, decido che quest’anno, dopo Alpi, Appennini e Isole del Tirreno,
porteremo le nostre ruote sulle montagne che fan da confine a Francia e Spagna,
e così Sandro, Daniel ed io, soci della sezione di Este, ci ritroviamo il 1
luglio in volo per Bordeaux, da cui continuiamo in treno sino a Hendaye, dove
accade il primo misfatto: mi accorgo di avere dimenticato le mie borse da bici
in qualche posto[1]
ed ecco che scesi dal treno in questa località balneare francese sono costretto
con i miei due compagni di viaggio a spostarmi ad Irun dove nel locale emporio
Decathlon compro qualche maglietta ed altri vestiti da bici perché son rimasto
solo con i bermuda che indosso! Sconsolati,
ci avviamo verso Elizondo, primo posto-tappa in Navarra che attraverseremo in
tre giorni: scopriamo luoghi magnifici ed il vino tinto, un rosso a 15°,
che ci consola assai, ma che va bevuto solo la sera altrimenti le gambe ed i
pedali non girano più. Questa prima parte della catena vanta nomi particolari
come Orbaitzeta, Orreaga (conosciuta dai più come Roncisvallle), Bidasoa,
Irabia, Iztarroz: è la terra dei baschi, della palla pelota e della festa di
S.Firmino a Pamplona, che si tiene proprio negli stessi giorni
con la consueta e un po’ angosciante corsa dei tori o, meglio, dei
giovanotti davanti ai tori. Fa caldo perché le quote sono ancora basse, non
superando i Due tappe
tranquille ci permettono di riposare e di scoprire le belle località di
Panticosa e di Torla: da quest’ultima si accede al parco nazionale di Ordesa
ed al suo famoso canyon profondo ben mille metri, noi lo ammiriamo dall’alto
risalendo la ripida pista che va ad affacciarsi sull’orlo delle grande
vallata. E’ uno spettacolo grandioso, davanti a noi si apre tutto il massiccio
del monte Perdido ed al centro individuo la singolare Brèche de Roland, curiosa
forcella squadrata che la leggenda vuole essere stata creata dal conte Rolando,
adirato per la sconfitta di Roncisvalle, con un sol colpo della sua spada
Durlindana nel tentativo di romperla. Anche la discesa infinita verso Escalona
è spettacolare: i pendii sono tutti ricoperti di cespugli gialli, nel cielo
volteggiano numerosi esemplari di gipeto, raro avvoltoio necrofago, e
soprattutto, come nello scialpinismo, discendere senza sforzo ripaga ampiamente
della fatica della salita. Altri
chilometri ci portano ad affrontare il collado de Sahun e a risalire al
Balneario de Benasque, uno
stabilimento termale a ben Purtroppo la
successiva tappa, la dodicesima, che percorre l’incantevole vallata di
Montgarri, mi riserva una seconda, amara sorpresa: in un tratto sterrato il
telaio della mia bicicletta si fessura e non posso più procedere in sella, pena
il definitivo cedimento della bicicletta. Sono attimi di panico, già penso che
la bella avventura si sia bruscamente interrotta, ma dopo nemmeno cinque minuti
passa un signore di Barcellona sulla sua jeep, riusciamo a caricarvi la mia bici
e ad arrivare nel paesino di Esterri d’Aneu, dove son costretto, per poter
proseguire, a lasciare il mio velocipede in custodia e ad acquistarne un altro!
Senza perderci d’animo, il giorno seguente dobbiamo superare un’altra
lunghissima salita sterrata, il Col de Cabus che in premio ci permette
l’ingresso nello stato di Andorra,
curiosa nazione-francobollo nota per le sue piste da sci e le sue banche, oltre
che per essere zona franca: al rientro in Spagna, i poliziotti iberici
perquisiscono le auto (ma non le bici, per fortuna!) alla ricerca di merci
illegali … ho l’impressione che in passato troppi turisti, e non solo,
varcassero il confine con decine di stereo, fotocamere e molto altro, ora la
festa è finita. Stiamo
attraversando la Catalogna da quando abbiamo scavalcato il Puerto de la Picade:
sentiamo parlare in catalano, una locandiera afferma orgogliosa “è la mia
lingua”, vediamo ovunque le scritte bilingui, a volte nelle trattorie i menu
sono scritti in questo linguaggio antico, ma tutti si rivolgono a noi
gentilmente in castigliano, lo spagnolo ufficiale, di cui mastichiamo oramai
alcune frasi e che riusciamo ormai a comprendere, seppur con qualche difficoltà.
Attraversiamo
ora cittadine e paesi, in un paesaggio più dolce che mi ricorda l’Appennino:
Seu d’Urgell, Belvers de Cerdanya, Ribes de Freser, qui dobbiamo rinunciare al
periplo del massiccio del Cadì-Moixtero per il tempo minaccioso, poi sputiamo i
polmoni per scavalcare il collado Verde, ultima vera difficoltà del tour: la
discesa su Camprodon è anch’essa impegnativa, ma ci conduce in questo
suggestivo paesino dal singolare ponte medioevale ad arcate asimmetriche.
Iniziamo a sentire profumo di mare e scavalchiamo il Col d’Ares, dove passava
il “camino de la ritirada”, cioè il sentiero che gli antifranchisti
percorsero a migliaia dopo la vittoria del Generalissimo per fuggire in Francia:
ed è proprio in questa nazione che rientriamo per pochi chilometri, scavalcando
infine il penultimo colle della traversata, il Col des Horts, inseguiti dalla
pioggia che inizia a cadere con rade goccie per poi trasformarsi in un diluvio
dieci minuti dopo il nostro ingresso in albergo a Maçanet de Cabrenis, ultimo
posto tappa prima dell’arrivo alla costa mediterranea. Questo
paesino adagiato ai piedi delle ultime vette dei Pirenei ci riserva una
simpatica sorpresa: a cena facciamo la conoscenza di un distinto signore inglese
classe 1934, che da solo sta percorrendo tutto
il GR-11[2]
a piedi e che è molto contento di scambiare due parole con qualcuno che parli
inglese, lingua poco conosciuta in Spagna. Mi tornano alla mente le cene durante
la mia solitaria traversata delle Alpi nel 2005[3],
quando cercavo sempre qualcuno con cui chiacchierare… ammiro questo signore
indomito che incurante degli anni continua a viaggiare e a camminare,
mantenendosi così in buona salute. L’ultima
tappa inizia sotto un cielo a pecorelle che non promette nulla di buono: per
accelerare abbandoniamo gli sterrati e filiamo veloci sino all’ultimo paesino
in terra spagnola, Espolla, dove incontriamo due belle ragazze che hanno appena
iniziato la traversata dei Pirenei in senso inverso, due chiacchiere sono
d’obbligo e così pure un augurio per loro che tutto vada bene. Ora un vento
impetuoso sembra sbarrarci la via verso la modesta altura che ci separa dal
mare, ma procedendo a piedi, seppur sballottato dalle raffiche, scavalco
l’ultimo colle, il Col de Banyuls, ed esclamo “Thalassa” come i Greci di
Senofonte nell’Anabasi: è la fine dell’avventura, solo una discesa di
alcuni chilometri ci separa dall’acqua che tocchiamo sulla spiaggia di Banyuls
sur mer, sotto un cielo minaccioso. Un’altra
traversata è finita, un’altra catena montuosa è stata esplorata: quale sarà
la prossima? NOTE
TECNICHE Numero
tappe :
16 Lunghezza
totale percorso:
km. 926 Dislivello
totale salite : m. 18000
circa Tappa
1 : Hendaye (0) –Elizondo (215), km.
65 (sterrato 50%), per la vecchia strada sino a Bidasoa, poi lungo la pista
ciclabile della ex-ferrovia mineraria lungo il fiume omonimo, dopo San Esteban
per strada asfaltata , salite m.450 Tappa
2 : Elizondo-Orbaitzeta (800), km.52
(sterrato 45%) , per il col de Berdaritz, il col de Lindus, Roncisvalle ed il
col de Orbaitzeta, salite m.1680 Tappa
3 : Orbaitzeta-Isaba (820), km.57
(sterrato %), per il lago di Irabia, col de Pikatua e Col de Laza, salite m.1070
(prolungamento via Zuriza sino ad Ansò, due colli aggiuntivi, si evita il
terribile colle di petraficha della tappa seguente arrivando direttamente a La
Mina) Tappa
4: Isaba-Candanchu (1530), km.41
(sterrato 95%), per Zuriza, Col de Petraficha, valle del La Mina, Aguas Muertas,
Puerto d’Escale e col de Somport, salite m.1910 Tappa
5: Candanchu-Panticosa (1184), km.73
(sterrato 0%), per Jaca , salite m.650 (oppure per Col de Izas e Sallent de
Gallego, salita tutta a piedi da Canfranc Stazione, discesa in sella lungo le
piste da sci) Tappa
6: Panticosa-Torla (1033), km.40
(sterrato 0%), per Puerto del Calafate, salite m.650 (oppure per colle de
Tendenera, salita in sella per il 70%, poi lunga discesa a piedi) Tappa
7: Torla-Escalona (610), km.54
(sterrato 80%), per la pista de Las Cutas e Nerin, salite m.1330 Tappa
8: Escalona-Plan (1100), km.40
(sterrato 0%), per Salines, salite m.500 (oppure per collo di Urdiceto, in sella
per l’80% della salita) Tappa
9: Plan-Banos de Benasque (1780), km.55
(sterrato 50%), per Collo do Sahun e Benasque, salite m.1880 Tappa
10: Banos de Benasque-Bagergue (1419),
km.44 (sterrato 60%), per Puerto del Picade e Vielha, salite m.1520 Tappa
11: Bagergue-Ribera de Cardos (900),
km.72 (sterrato 50%), per per valle di Montgarri, Esterri e Lavorsi, salite m.700 Tappa
12: Ribera de Cardos-Seu d’Urgell
(700), km.75 (sterrato 40%), per Tor, col de Cabus, Civis, S.Julia (Andorra),
salite m.1550 Tappa
13: Seu d’Urgell-La Molina (1450),
km.55 (sterrato 0%), per Martinet, Belveder de Cerdanya e Alp, salite m.910 Tappa
14: La Molina-Camprodon (988), km.56
(sterrato 50%), per Toses, Ribes de Freser e Collado Verde, salite m.1200 Tappa
15: Camprodon- Maçanet (345), km.75
(sterrato 30%), per col de Ares, Prats de Mollo, S.Laurent de Cerdanis, col des
Horts, salite m.1180 (oppure dopo col de Ares via Notre Dame du Coral e Lamanere) Tappa
16: Maçanet- Banyuls sur mer (0), km.60
(sterrato 0%), per Damius, Capmany, Espolla e col de Banuyls, salite m.800
(oppure per La Vajol, Le Perthus, cresta di confine per col del Pall, lunghi
tratti a piedi) Indispensabile
mountain bike, caschetto, pezzi di ricambio. Cartografia: Istituto
Geografico Nazionale spagnolo, sito per download gratuito http://centrodedescargas.cnig.es/CentroDescargas/index.jsp
[1] Scoprirò al ritorno in Italia che le borse erano rimaste nella hall dell’albergo di Bordeaux! [2] Così è chiamata la traversata dei Pirenei in terra spagnola, anche noi ne abbiamo seguito numerosi tratti: Keith arriverà a Cap Creus il 23 luglio, mentre noi siamo giunti a Banyuls il 17. [3] Vedere Rivista n.2/2006.
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