TransPirenaica 2011

       

Dove iniziano i Pirenei? Tutti concordano nella risposta: a Hendaye, cittadina francese affacciata sull’Atlantico e dirimpettaia della spagnola Irun, da cui la separa solo un piccolo golfo, tanto che per gli abitanti della penisola iberica i Pirineos hanno origine – ovviamente – dalla seconda. La nostra traversata cicloescursionistica della catena pirenaica dall’Atlantico al Mediterraneo è partita da entrambe, a causa di un fastidioso contrattempo, rivelatosi poi essere solo il primo di una serie di tragicomici imprevisti.

E’ primavera, decido che quest’anno, dopo Alpi, Appennini e Isole del Tirreno, porteremo le nostre ruote sulle montagne che fan da confine a Francia e Spagna, e così Sandro, Daniel ed io, soci della sezione di Este, ci ritroviamo il 1 luglio in volo per Bordeaux, da cui continuiamo in treno sino a Hendaye, dove accade il primo misfatto: mi accorgo di avere dimenticato le mie borse da bici in qualche posto[1] ed ecco che scesi dal treno in questa località balneare francese sono costretto con i miei due compagni di viaggio a spostarmi ad Irun dove nel locale emporio Decathlon compro qualche maglietta ed altri vestiti da bici perché son rimasto solo con i bermuda che indosso!

Sconsolati, ci avviamo verso Elizondo, primo posto-tappa in Navarra che attraverseremo in tre giorni: scopriamo luoghi magnifici ed il vino tinto, un rosso a 15°, che ci consola assai, ma che va bevuto solo la sera altrimenti le gambe ed i pedali non girano più. Questa prima parte della catena vanta nomi particolari come Orbaitzeta, Orreaga (conosciuta dai più come Roncisvallle), Bidasoa, Irabia, Iztarroz: è la terra dei baschi, della palla pelota e della festa di S.Firmino a Pamplona, che si tiene proprio negli stessi giorni  con la consueta e un po’ angosciante corsa dei tori o, meglio, dei giovanotti davanti ai tori. Fa caldo perché le quote sono ancora basse, non superando i 1500 metri , ma grandi boschi alleviano la nostra fatica con la loro ombra: la grande sorpresa è la ricchezza d’acqua, temevamo di non trovare fontane ed invece in Spagna sono addirittura segnalate con apposto cartello stradale… Dopo Isaba il paesaggio cambia repentinamente: entriamo in Aragona e subito ci troviamo ai piedi di grandi montagne, tanto che dobbiamo affrontare una durissima tappa, prima spingendo per quattro ore le biciclette lungo il sentiero che sale al colle di Petraficha, poi scendendo nella valle della Mina ed infine rimontando sino al pianoro delle Aigues Mortes ed al passo de l’Escale, da cui scendiamo ancora a piedi! Morale: arriviamo al rifugio El Aguila, abbastanza squallido, alle otto e mezzo di sera e per fortuna che qui il sole tramonta assai più tardi che da noi… luoghi magnifici, ma che fatica!

Due tappe tranquille ci permettono di riposare e di scoprire le belle località di Panticosa e di Torla: da quest’ultima si accede al parco nazionale di Ordesa ed al suo famoso canyon profondo ben mille metri, noi lo ammiriamo dall’alto risalendo la ripida pista che va ad affacciarsi sull’orlo delle grande vallata. E’ uno spettacolo grandioso, davanti a noi si apre tutto il massiccio del monte Perdido ed al centro individuo la singolare Brèche de Roland, curiosa forcella squadrata che la leggenda vuole essere stata creata dal conte Rolando, adirato per la sconfitta di Roncisvalle, con un sol colpo della sua spada Durlindana nel tentativo di romperla. Anche la discesa infinita verso Escalona è spettacolare: i pendii sono tutti ricoperti di cespugli gialli, nel cielo volteggiano numerosi esemplari di gipeto, raro avvoltoio necrofago, e soprattutto, come nello scialpinismo, discendere senza sforzo ripaga ampiamente della fatica della salita.

Altri chilometri ci portano ad affrontare il collado de Sahun e a risalire al Balneario de Benasque,  uno stabilimento termale a ben 1780 metri di quota che ne fa quasi certamente il più alto d’Europa e non vi è niente di meglio che un rilassante bagno nell’acqua a 35° per riposare la muscolatura dopo 70 km . e 1500 metri di salite! La tappa seguente è la più spettacolare di tutta la traversata: scavalchiamo infatti il massiccio del Pico de Aneto attraverso il Puerto de la Picada, spingendo anche qui le nostre biciclette lungo un buon sentiero per quasi tre ore e scendendo sempre a piedi sul versante opposto: ci salva dalla morte per fame una bella tortilla di patate ed una birra nel rifugetto Almira che pensavamo chiuso.

Purtroppo la successiva tappa, la dodicesima, che percorre l’incantevole vallata di Montgarri, mi riserva una seconda, amara sorpresa: in un tratto sterrato il telaio della mia bicicletta si fessura e non posso più procedere in sella, pena il definitivo cedimento della bicicletta. Sono attimi di panico, già penso che la bella avventura si sia bruscamente interrotta, ma dopo nemmeno cinque minuti passa un signore di Barcellona sulla sua jeep, riusciamo a caricarvi la mia bici e ad arrivare nel paesino di Esterri d’Aneu, dove son costretto, per poter proseguire, a lasciare il mio velocipede in custodia e ad acquistarne un altro! Senza perderci d’animo, il giorno seguente dobbiamo superare un’altra lunghissima salita sterrata, il Col de Cabus che in premio ci permette l’ingresso nello stato di  Andorra, curiosa nazione-francobollo nota per le sue piste da sci e le sue banche, oltre che per essere zona franca: al rientro in Spagna, i poliziotti iberici perquisiscono le auto (ma non le bici, per fortuna!) alla ricerca di merci illegali … ho l’impressione che in passato troppi turisti, e non solo, varcassero il confine con decine di stereo, fotocamere e molto altro, ora la festa è finita.

Stiamo attraversando la Catalogna da quando abbiamo scavalcato il Puerto de la Picade: sentiamo parlare in catalano, una locandiera afferma orgogliosa “è la mia lingua”, vediamo ovunque le scritte bilingui, a volte nelle trattorie i menu sono scritti in questo linguaggio antico, ma tutti si rivolgono a noi gentilmente in castigliano, lo spagnolo ufficiale, di cui mastichiamo oramai alcune frasi e che riusciamo ormai a comprendere, seppur con qualche difficoltà.

Attraversiamo ora cittadine e paesi, in un paesaggio più dolce che mi ricorda l’Appennino: Seu d’Urgell, Belvers de Cerdanya, Ribes de Freser, qui dobbiamo rinunciare al periplo del massiccio del Cadì-Moixtero per il tempo minaccioso, poi sputiamo i polmoni per scavalcare il collado Verde, ultima vera difficoltà del tour: la discesa su Camprodon è anch’essa impegnativa, ma ci conduce in questo suggestivo paesino dal singolare ponte medioevale ad arcate asimmetriche. Iniziamo a sentire profumo di mare e scavalchiamo il Col d’Ares, dove passava il “camino de la ritirada”, cioè il sentiero che gli antifranchisti percorsero a migliaia dopo la vittoria del Generalissimo per fuggire in Francia: ed è proprio in questa nazione che rientriamo per pochi chilometri, scavalcando infine il penultimo colle della traversata, il Col des Horts, inseguiti dalla pioggia che inizia a cadere con rade goccie per poi trasformarsi in un diluvio dieci minuti dopo il nostro ingresso in albergo a Maçanet de Cabrenis, ultimo posto tappa prima dell’arrivo alla costa mediterranea.

Questo paesino adagiato ai piedi delle ultime vette dei Pirenei ci riserva una simpatica sorpresa: a cena facciamo la conoscenza di un distinto signore inglese classe 1934, che da solo sta percorrendo  tutto il GR-11[2] a piedi e che è molto contento di scambiare due parole con qualcuno che parli inglese, lingua poco conosciuta in Spagna. Mi tornano alla mente le cene durante la mia solitaria traversata delle Alpi nel 2005[3], quando cercavo sempre qualcuno con cui chiacchierare… ammiro questo signore indomito che incurante degli anni continua a viaggiare e a camminare, mantenendosi così in buona salute.

L’ultima tappa inizia sotto un cielo a pecorelle che non promette nulla di buono: per accelerare abbandoniamo gli sterrati e filiamo veloci sino all’ultimo paesino in terra spagnola, Espolla, dove incontriamo due belle ragazze che hanno appena iniziato la traversata dei Pirenei in senso inverso, due chiacchiere sono d’obbligo e così pure un augurio per loro che tutto vada bene. Ora un vento impetuoso sembra sbarrarci la via verso la modesta altura che ci separa dal mare, ma procedendo a piedi, seppur sballottato dalle raffiche, scavalco l’ultimo colle, il Col de Banyuls, ed esclamo “Thalassa” come i Greci di Senofonte nell’Anabasi: è la fine dell’avventura, solo una discesa di alcuni chilometri ci separa dall’acqua che tocchiamo sulla spiaggia di Banyuls sur mer, sotto un cielo minaccioso.

Un’altra traversata è finita, un’altra catena montuosa è stata esplorata: quale sarà la prossima?


NOTE TECNICHE

 

Numero tappe :            16

Lunghezza totale percorso:       km. 926

Dislivello totale salite    :           m. 18000 circa

 

Tappa 1 : Hendaye (0) –Elizondo (215), km. 65 (sterrato 50%), per la vecchia strada sino a Bidasoa, poi lungo la pista ciclabile della ex-ferrovia mineraria lungo il fiume omonimo, dopo San Esteban per strada asfaltata , salite m.450

Tappa 2 : Elizondo-Orbaitzeta (800), km.52 (sterrato 45%) , per il col de Berdaritz, il col de Lindus, Roncisvalle ed il col de Orbaitzeta, salite m.1680

Tappa 3 : Orbaitzeta-Isaba (820), km.57 (sterrato %), per il lago di Irabia, col de Pikatua e Col de Laza, salite m.1070 (prolungamento via Zuriza sino ad Ansò, due colli aggiuntivi, si evita il terribile colle di petraficha della tappa seguente arrivando direttamente a La Mina)

Tappa 4: Isaba-Candanchu (1530), km.41 (sterrato 95%), per Zuriza, Col de Petraficha, valle del La Mina, Aguas Muertas, Puerto d’Escale e col de Somport, salite m.1910

Tappa 5: Candanchu-Panticosa (1184), km.73 (sterrato 0%), per Jaca , salite m.650 (oppure per Col de Izas e Sallent de Gallego, salita tutta a piedi da Canfranc Stazione, discesa in sella lungo le piste da sci)

Tappa 6: Panticosa-Torla (1033), km.40 (sterrato 0%), per Puerto del Calafate, salite m.650 (oppure per colle de Tendenera, salita in sella per il 70%, poi lunga discesa a piedi)

Tappa 7: Torla-Escalona (610), km.54 (sterrato 80%), per la pista de Las Cutas e Nerin, salite m.1330

Tappa 8: Escalona-Plan (1100), km.40 (sterrato 0%), per Salines, salite m.500 (oppure per collo di Urdiceto, in sella per l’80% della salita)

Tappa 9: Plan-Banos de Benasque (1780), km.55 (sterrato 50%), per Collo do Sahun e Benasque, salite m.1880

Tappa 10: Banos de Benasque-Bagergue (1419), km.44 (sterrato 60%), per Puerto del Picade e Vielha, salite m.1520

Tappa 11: Bagergue-Ribera de Cardos (900), km.72 (sterrato 50%), per per valle di Montgarri, Esterri e Lavorsi, salite m.700

Tappa 12: Ribera de Cardos-Seu d’Urgell (700), km.75 (sterrato 40%), per Tor, col de Cabus, Civis, S.Julia (Andorra), salite m.1550

Tappa 13: Seu d’Urgell-La Molina (1450), km.55 (sterrato 0%), per Martinet, Belveder de Cerdanya e Alp, salite m.910

Tappa 14: La Molina-Camprodon (988), km.56 (sterrato 50%), per Toses, Ribes de Freser e Collado Verde, salite m.1200

Tappa 15: Camprodon- Maçanet (345), km.75 (sterrato 30%), per col de Ares, Prats de Mollo, S.Laurent de Cerdanis, col des Horts, salite m.1180 (oppure dopo col de Ares via Notre Dame du Coral e Lamanere)

Tappa 16: Maçanet- Banyuls sur mer (0), km.60 (sterrato 0%), per Damius, Capmany, Espolla e col de Banuyls, salite m.800 (oppure per La Vajol, Le Perthus, cresta di confine per col del Pall, lunghi tratti a piedi)

 

Indispensabile mountain bike, caschetto, pezzi di ricambio.

Cartografia: Istituto Geografico Nazionale spagnolo, sito per download gratuito http://centrodedescargas.cnig.es/CentroDescargas/index.jsp

 



[1] Scoprirò al ritorno in Italia che le borse erano rimaste nella hall dell’albergo di Bordeaux!

[2] Così è chiamata la traversata dei Pirenei in terra spagnola, anche noi ne abbiamo seguito numerosi tratti: Keith arriverà a Cap Creus il 23 luglio, mentre noi siamo giunti a Banyuls il 17.

[3] Vedere Rivista n.2/2006.